Già dalla normativa Euro 4 i vincoli relativi alle emissioni del particolato (PM10 – fuliggine) hanno richiesto l’applicazione di adeguate trappole, necessarie a trattenere ed accumulare queste dannosissime particelle per poi renderle innocue attraverso un processo di combustione ad altissima temperatura (superiore almeno a 550°C).
I Costruttori dei veicoli hanno interpretato queste normative con soluzioni tecniche simili dal punto di vista del risultato, ma sostanzialmente diverse per strategie di gestione, agenti catalizzanti in senso lato della combustione del PM10 ed impatto su frequenza e costi di manutenzione.
All’interno del corso sono descritte in maniera dettagliata le due principali architetture disponibili sul mercato: da un lato i sistemi che convenzionalmente ricadono sotto il nome DPF (Diesel Particulate Filter) che, per incrementare la temperatura nel filtro, utilizzano il gasolio iniettato in fase di post combustione nelle canne cilindri oppure attraverso un iniettore dedicato installato a monte del filtro stesso; dall’altro i sistemi FAP (Filtro Anti Particolato) di provenienza PSA che utilizzano una famiglia di additivi a base di cerina per ridurre di circa 100°C la temperatura di combustione nel particolato al fine di limitare anche il consumo di carburante e, come effetto indotto, tutti gli agenti inquinanti.
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